martedì 17 gennaio 2012

Giovanni da Modena, Crocifisso

Croce sagomata col Padre Eterno, l'Addolorata, San Giovanni e San Francesco (dettaglio)
Giovanni da Modena (doc. a Bologna dal 1409 al 1456) Crocifisso Datazione: 1415 circa tempera su tavola cm 370x295 Secolo: XV Provenienza: San Francesco - Bologna, Pinacoteca Nazionale, 08.12.2011

Questo dettaglio ricorda molto da vicino quest'opera di Gentile da Fabriano. Come si vede, l'angelo portatore delle stimmate è molto particolare. San Francesco ricevette le stimmate sul Monte Verna, secondo quanto riporta il martirologio: “Sul monte della Verna, in Toscana, la commemorazione dell'Impressione delle sacre Stimmate, che, per meravigliosa grazia di Dio, furono impresse nelle mani, nei piedi e nel costato di San Francesco, Fondatore dell'Ordine dei Minori”.

Durante una delle sue meditazioni - riporta Bonaventura da Bagnoregio - Francesco venne visitato da un Serafino. I serafini sono angeli non troppo rassicuranti: intanto hanno 6 ali, come si vede bene nel dipinto di Gentile da Fabriano, ed hanno spesso le ali infuocate o luminose. Ecco cosa scrive Bonaventura:

“Un mattino, all'appressarsi della festa dell'Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, tenendosi librato nell'aria, giunse vicino all'uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l'effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce. Due ali si alzavano sopra il suo capo, due si stendevano a volare e due velavano tutto il corpo. A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore. Provava letizia per l'atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino. Ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l'anima con la spada dolorosa della compassione. Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l'infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino. Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l'incendio dello spirito” (Leg. Maj., I, 13, 3).

Il fatto curioso ed unico delle stimmate di Francesco è che non erano buchi nella mani e nei piedi, ma egli recava proprio i chiodi conficcati e apparentemente fatti di carne. “Un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne. Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell'immagine dell'uomo crocifisso. Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all'indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro Sangue, imbevendo la tonaca e le mutande” (Leg. Maj., I, 13, 3).

Tommaso da Celano, nella sua “Vita Prima di S. Francesco d’Assisi”, sosteneva che “era meraviglioso scorgere al centro delle mani e dei piedi (del Poverello d’Assisi), non i fori dei chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del ferro e il costato imporporato dal Sangue. E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un pavimento candido” (II, 113).

Molti nutrirono dubbi sulla veridicità di queste stimmate: lo stesso Papa non ne fa cenno nella canonizzazione del Santo "Papa Gregorio IX, di felice memoria, al quale il Santo aveva profetizzato l’elezione alla cattedra di Pietro, nutriva in cuore, prima di canonizzare l’alfiere della croce (cioè S. Francesco), dei dubbi sulla ferita del costato." Tuttavia poi il Papa cambiò idea dopo un sogno miracoloso in cui Francesco gli donava una fiala di Sange sacro (questo episodio è ritratto da Giotto nella basilica superiore di assisi, a significare quanto fu importante la convinzione che Gregorio si fece).

Pare che le stimmate, tra le altre cose, abbiano dato a Francesco lo speciale potere di fare ogni tanto visita al Purgatorio, raccogliere tutti i francescani ivi stazionanti, e portarli in Paradiso: "così a te concedo ch' ogni anno, il dì della morte tua, tu vadi al purgatorio, e tutte l’anime de’ tuoi tre Ordini, cioè Minori, Suore e Continenti, ed eziandio degli altri i quali saranno istati a te molto divoti, i quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue Istimate e menile alla gloria di paradiso, acciò che tu sia a me conforme nella morte, come tu se’ nella vita” (“Delle Sacre Sante Istimate di Santo Francesco e delle loro considerazioni”, III considerazione).

La difesa delle stimmate francescane da parte della Chiesa è stata in seguito molto assidua, fino ai teologi contemporanei, e comportò l'emissione di ben nove bolle pontificie in merito. Secondo alcuni teologi del vaticano, San Francesco è stato l'unico vero stigmatizzato: sugli altri permane l'ombra del dubbio.

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